con Sargis Galstyan, Marine Galstyan, Claudia Mancinelli e Lorenzo Girolami
costumi Naira Abgaryan - luci Emiliano Pona -
suono Chiara Grillini
Mercoledì 23 e giovedì 24 aprile
Teatro Piccolo Eliseo. Via Nazionale, 183 - Roma
Mercoledì 23 e giovedì 24 aprile, in occasione del 99esimo anniversario del genocidio armeno,
la Compagnia Incontroverso, nata da una fusione tra cultura teatrale Italiana ed Armena, porta
sul palco del Teatro Piccolo Eliseo di Roma "A porte chiuse", un dramma- coreografia, nuovo
genere di prosa e danza, tratto dall'omonima opera di Jean-Paul Sartre, che farà rivivere sul palco
l'inferno attraverso il tango.
Protagonisti Sargis Galstyan, che è anche autore delle coreografie, Claudia Mancinelli, Lorenzo
Girolami e Marine Galstyan, che firma inoltre la regia.
“L'inferno sono gli altri”
Due donne e un uomo, Ines, Estella e Garcin vengono spediti all'inferno: una stanza con una sola
porta, chiusa, e all'interno tre sedie. Qui i personaggi s'incontrano e scontrano per la prima volta.
Hanno storie diverse ma in comune la ragione per cui sono lì a condividere quel vuoto.
Immaginavano l'inferno come un luogo di torture fisiche e in assenza di queste si credono per un
attimo salvi. Ma la sofferenza non si fa attendere e presto si accorgono di quanto sia feroce
l'espiazione. Inizia una lenta e crudele presa di coscienza della propria colpa e il dramma
personale di ciascuno viene allo scoperto. Ecco il vero inferno! E' tutto nella loro mente, è un
dolore eterno che si consuma nella loro psiche.
Garcin: “Sono morto troppo presto, non mi è stato concesso il tempo per compiere i miei atti.”
Ines: “ Non sono cattiva, solo che ho bisogno della sofferenza degli altri per esistere.”
Estella: “ Mi sento strana, quando non mi vedo, mi chiedo se esista veramente.”
Una rappresentazione del tutto originale che si fonde con il tango, sulle musiche di Astor Piazzolla,
René Aubry, Gothan Project e Mariano Mores, e che restituisce all'opera dinamiche e ritmi
accattivanti. Un canale espressivo più diretto per trasmettere l'angoscia e la disperazione dei
personaggi, specie quando il dolore li rende muti.
In assenza di parole il corpo si ribella e libera il suo linguaggio. Nasce una nuova ricerca teatrale
che unisce diverse arti e le sintetizza in un unico stile espressivo.
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